
I DOCUMENTARI DI MARY JIMÉNEZ
Mary Jiménez (nata nel 1948 a Lima, in Perù) si laurea prima in Architettura e Urbanismo all’Università di Lima, poi decide di trasferirsi a Bruxelles per studiare Cinema all’ISAS. “A quel tempo in Perù, non consideravo il cinema come arte” - racconta - e nemmeno come immagini in movimento. Non c’era che il cinema americano, roba di quel calibro. Non arte. É divertente perchè a quell’epoca doveva essere questo quello che si intendeva per arte”.
La sua carriera da regista scorre in parallelo a quella d’insegnante: “Produzione Cinematografica” è la sua materia alla Scuola del Cinema di Cuba, in Svizzera e all’ISAS. Con il film di finzione 21:12 Piano Bar, del 1981 vince il Prix de la Confédération du Cinéma d’Art et d’Essai e più tardi, con L’Air de rien del 1989 il Premio della Regia al Festival di Barcellona.
“La scrittura (come cineasti in Europa siamo costretti ad essere anche sceneggiatori, a scrivere delle storie) ci forza a strofinare l’infinito”. Un côtoyer, quello dell’infinito, che viene ottimamente accolto dalla critica anche per quanto riguarda i suoi documentari. Lo splendido Du verbe aimer del 1984, viene considerato una delle più alte prove di ‘cinema dell’autobiografia’ e più tardi Loco Lucho (1998) vincerà al Festival di Taiwan (TIDF) il premio per la Miglior Regia. In occasione del Festival di Cannes del 2000 sperimenta le potenzialità di internet presentando alla Quinzaine des réalisateurs una raccolta di 35 film, della durata di 1 minuto ciascuno, caricati sul sito web Icuna.be, di sua ideazione. Più tardi La Position du lion couché, documentario del 2006, vince il Premio dell’Intercultura al Festival Filmer à tout prix di Bruxelles.
Tra il 2013 e il 2014 Mary Jiménez riceve, insieme alla co-regista Bénédicte Liénard, una serie di premi per il film documentario Sobre las brasas: Premio del Festival Filmer le travail di Poitiers, Premio della Giuria al Festival Internacional de Documentales de Santiago (FIDOC), e il Premio della Giuria al TIDF. Nel 2014, con Face Deal è nella Selezione Internazionale di Vision du Réel a Nyon. “Ho scoperto che volevo fare cinema in un sogno - conclude su cinergie.be (sito dedicato al cineme belga) - dove una donna rispondeva alla mia domanda sul senso della vita con dei movimenti silenziosi, come al ralenty. Il mistero del sogno, che sono riuscita a decriptare solo qualche settimana dopo, diceva che, nel cinema, s’incontra l’infinito”.
Mary Jiménez è la Filmmaker in Focus al 56 Festival dei Popoli
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