
OMAGGIO A WOJCIECH STAROŃ
I MESTIERI DEL CINEMA
Quest’anno I MESTIERI DEL CINEMA punta la sua lente di ingrandimento su una delle figure determinanti nel mondo delle immagini, un ruolo che richiede eccezionale capacità espressiva e spiccate qualità artistiche: il direttore della fotografia. A raccontarci quest’arte, che non di rado si esprime in una stretta collaborazione tecnico-artistica tra regista e direttore della fotografia, c’è Wojciech Staroń, il cui lavoro è spesso stato manifestazione di questo sodalizio, testimonianza di come l’incontro di regia e fotografia nella stessa figura produca straordinaria poesia e bellezza, ma anche un senso di immedesimazione e di riconoscimento nelle storie e nei personaggi raccontati.
Staroń e il suo obiettivo ci trascinano in un altro mondo, ci seducono a tal punto da generare una totale immersione nelle immagini e da far coincidere l’intimità dello spettatore e quella mostrata sul grande schermo. Le storie, i protagonisti, i luoghi sono reali quanto la bellezza delle loro imperfezioni raccontate attraverso una minuta attenzione al dettaglio. Una mano, uno sguardo, una ciocca di capelli, un piccolo gesto quotidiano diventano elementi determinanti nella comprensione del racconto ed evocativi di un complesso universo interiore. Questo spirito di osservazione si dimostra particolarmente efficace nell’intercettare l’universo infantile: in una corsa sfrenata in un campo, un bagno al fiume, un gioco inventato o un momento di imbarazzo a scuola, Staroń è in grado di restituire la spontaneità e l’innocenza dell’infanzia in tutta la sua delicatezza.
Del resto, se la forza e la magia della realtà nascono dalla potenza e dall’autenticità delle emozioni che essa ci fa attraversare, la camera di Staroń si dimostra fedele a questo assunto: si muove nella realtà restituendoci, in ogni fotogramma, anche il più piccolo frammento di emozione vissuta. In questo movimento, animato da un travolgente flusso vitale, ogni film è un viaggio: in una povera e impervia Siberia con la fidanzata Małgorzata (Siberian Lesson), fino alle vette più alte delle Ande boliviane con Padre Casimiro (El Misionero), nella provincia polacca più sperduta e misera (For a While), o in quella argentina di Misiones con tutta la famiglia (Argentinian Lesson). E il viaggio a volte diventa una fuga, come in El Premio o in Refugiado, alla ricerca di un angolo di salvezza dalla brutalità del mondo. Ognuno di questi itinerari non è solo uno spostamento fisico ma anche un’esperienza dell’anima, un racconto di formazione, una parabola di crescita e cambiamento, il superamento di ostacoli e paure, la gioia di una nuova scoperta. La camera di Staroń è sempre testimone attenta, vicina ed empatica (come lui stesso la definisce) a questi movimenti, esteriori ed interiori, e restituisce sul grande schermo l’universo delle emozioni dei suoi personaggi, così come quelli di chi li racconta.
Sandra Binazzi, Claudia Maci
Curatrici della sezione "I Mestieri del Cinema"
I MESTIERI DEL CINEMA: OMAGGIO A WOJCIECH STAROŃ