Firenze 13 - 20 Novembre 2010

Festival Internazionale del film documentario

Edizione 2010

Nel 1959 il Festival dei Popoli nasceva sotto l’impulso di un gruppo di studiosi e visionari, che vedevano nel cinema documentario il mezzo più efficace per entrare il contatto con le mille anime del mondo. Allora, la spinta alla conoscenza era forte ed era generata non soltanto dalle sfide che l’Italia, in piena evoluzione socio-economica, avrebbe dovuto affrontare, ma anche dai grandi rivolgimenti planetari (l’entrata in scena delle generazioni giovanili, i movimenti di liberazione contro l’imperialismo, le lotte per i diritti civili...) e soprattutto da una rivoluzione tecnico-teorica (l’avvento del cinema diretto e delle cineprese 16mm con il suono sincrono), che avrebbe permesso al cinema di affrancarsi dal pesante dispositivo degli studios, entrando in un contatto senza filtri con le realtà che intendeva raccontare.

Nel corso dei cinquant’anni della sua storia questa spinta a restare in contatto con il mondo, a seguirne le evoluzioni, non è venuta mai meno al festival dei Popoli. Una tale necessità di informare, se da una parte ha puntato sulla qualità artistica dei film presentati, dall’altra si è sommata alla volontà di aggiornarsi, di essere una manifestazione culturale al passo coi tempi. È in un tale quadro di continuità e di rinnovamento che tre anni fa ha preso il via il progetto di riportare il Festival dei Popoli nell’ambito dei grandi festival internazionali di cinema. Il punto fermo era uno, ben chiaro anche negli anni precedenti: diffondere e difendere una forma di cinema, che ha fatto dell’etica dell’informazione e della riflessione sui rapporti fra l’io e il mondo il suo segno distintivo. Per compiere questa missione il progetto prevedeva diverse tappe:

  1. la formazione di una salda struttura organizzativa, basata su un gruppo ristretto di collaboratori e su una progressiva professionalizzazione delle mansioni;

  2. la creazione di una rete internazionale di informazioni, che permettesse al festival di essere sempre al corrente delle principali produzioni mondiali;

  3. l’attivazione di una campagna promozionale basata sull’immagine operativa del festival, sull’eccellenza artistica del territorio toscano, sulla qualità logistica delle strutture, su un’accoglienza coinvolgente e discreta, sulla fama di una manifestazione che unisse armonicamente film e cineasti;

  4. un’attività permanente – in Toscana, in Italia, a livello internazionale – attraverso la quale il Festival potesse esportare programmi (New York, Pechino) o collaborare con altre manifestazioni di cinema (DocNoir, al Noir in Festival);

  5. una forte collaborazione con le istituzioni regionali e cittadine, tesa ad avviare iniziative che facessero di Firenze e della Toscana un polo produttivo, attirando progetti, offrendo consulenze, organizzando atelier di scrittura o master del documentario di creazione;

  6. l’aggregazione al festival di un mercato che desse ai film presentati, ma più in generale ai prodotti italiani, più possibilità di essere acquistati, distribuiti e visti a livello nazionale e internazionale.

Un tale progetto, che, nelle previsioni di tutti, si sarebbe dovuto concretizzare nel giro di un quinquennio, trova invece già oggi una sua prima effettiva realizzazione. Lo si può vedere nel programma della 51° edizione del Festival dei Popoli, che ha come suo segno distintivo la trasversalità. È una qualità evidente nel ventaglio di proposte, dove accanto alla retrospettiva sul cinema documentario svizzero, ricca di capolavori del passato e di ospiti celebri, si stagliano la personale di Peter Mettler, artista canadese umanista e visionario, corredata da un’inedita mostra fotografica, una panoramica della migliore produzione documentaria italiana contemporanea e soprattutto la Selezione Ufficiale, che unisce maestri del cinema e giovani esordienti nel segno dell’eclettismo, fra estreme ricerche formali, storie dal grande spessore umano e sociale, riflessioni sul senso della vita, indagini sullo stato del mondo, memorie del passato e spiragli di futuro, cinema d’autore e film spettacolari per il grande pubblico.
A completare il tutto la compresenza beneaugurante di una neonata associazione di documentaristi toscani, tesa ad avviare mille iniziative, e quella di un mercato, gli Italian Doc Screenings, che si è già imposto a livello internazionale come un’ottima occasione per incontrarsi, dare il via a nuovi progetti e dare un senso concreto a quella visibilità di cui da anni necessita il cinema italiano del reale.

Luciano Barisone