
Doc Highlights. Arte della resistenza e giustizia sociale
Il concetto di resistenza, nelle sue varie declinazioni, è il fil rouge che unisce tanti tra i film della sezione dedicata agli eventi speciali del Festival dei Popoli. Resistere per continuare a fare arte e difendere il diritto alla libertà di espressione; resistere sotto i bombardamenti per continuare a studiare, per sopravvivere e far sopravvivere – per continuare a vivere; resistere per rivendicare la propria appartenenza di genere o etnica laddove i regimi non lo permettono; resistere alla normalizzazione del pensiero e del comportamento, tra individui e nella collettività; resistere al tempo che passa per far sì che non si dimentichi; resistere ai fascismi di ritorno.
In modi diversi è il tema di fondo di alcuni tra i film più attesi di questa edizione, come il documentario Post Truth, interamente realizzato dallo sperimentatore Alkan Avcıoğlu con l'ausilio dell'intelligenza artificiale generativa, e Ai Weiwei’s Turandot di Maxim Derevianko – dedicato all’esordio nella regia operistica del rinomato artista dissidente cinese e a tutte le vicissitudini che ne hanno segnato la lavorazione. L’importanza di perseverare nei momenti più difficili ricorre in tre film inevitabilmente legati tra loro: il corto Paleontology Lesson di Sergei Loznitsa, Checkpoint Zoo di Joshua Zeman e Sanatorium di Gar O’Rourke, tutti ambientati nell’Ucraina segnata dal recente conflitto. Dare la vita a un essere umano e restituirla a un territorio sono altrettanti atti di resistenza quando si sfidano convenzioni, usi o leggi, e ce lo dimostrano Familiar Places di Mala Reinhardt e Tatti, paese di sognatori di Ruedi Gerber.
Andare controcorrente per incendiare gli spiriti, nella New York dei tardi ’70 con artisti del calibro di Patti Smith, Frank Zappa e Allen Ginsberg riuniti per celebrare William Burroughs in Nova 78, o nell’effervescente Firenze degli anni ’80 raccontata da Stefano Pistolini e Bruno Casini in Uscivamo molto la notte. E se è vero che, come ribadisce Ai Weiwei, l’arte non può che essere politica, poi la politica bisogna farla per il bene comune: in un’epoca di sfacelo degli ideali come quella che stiamo vivendo, è giusto omaggiare chi è stato un punto di riferimento per intere generazioni come Sandro Pertini, raccontato in Il settimo presidente di Daniele Ceccarini e Mario Molinari, perché “non vi può essere vera libertà senza giustizia sociale, come non vi può essere vera giustizia sociale senza libertà”.
Alessandro Stellino