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Documentario Italiano: verso la finzione?

Sul solco della grande lezione del neorealismo, il cinema italiano degli ultimi decenni ha riportato al centro del proprio discorso la percezione critica di un paese in trasformazione, affidandosi con ingegno e coraggio al confronto diretto con il reale.

Dopo un periodo di stagnazione stilistica e formale, tra la fine degli anni '90 e i primi duemila, una nuova generazione di registe e registi ha ridefinito il linguaggio del documentario, gettando le basi per un’epoca di rinnovamento.

Filmmaker come Alessandro Rossetto, Matteo Garrone, Alina Marazzi, Leonardo Di Costanzo, Alessandro Comodin, Francesco Munzi, Claudio Giovannesi, poi Tizza Covi e Rainer Frimmel, Jonas Carpignano, Roberto Minervini e Gianfranco Rosi, e più recentemente Alessandro Cassigoli e Casey Kaufmann, Silvia Luzi e Luca Bellino hanno segnato questa rinascita, contribuendo a un movimento che oggi sembra sempre più orientarsi verso la finzione.

Mercoledì 6 novembre, alle ore 18:30, al Cinema La Compagnia, Pietro Marcello e Alice Rohrwacher, due figure di primo piano del panorama cinematografico contemporaneo, capaci di raccontare le contraddizioni di un’Italia bella e perduta e le meraviglie di un paese incerto tra il suo passato contadino e un presente segnato da una industrializzazione mai pienamente realizzata, dialogheranno insieme a Gabriele Genuino di Rai Cinema sul “cinema del reale” e la sue prospettive future. Modera l’incontro la studiosa Alma Mileto.


Alice Rohrwacher, a cui il Festival dei Popoli ha dedicato un omaggio  durante la rassegna “Apriti Cinema” dell’Estate Fiorentina 2023, è una delle voci più interessanti del cinema italiano contemporaneo. Con una cifra narrativa personalissima, che intreccia realismo sociale e atmosfere oniriche, i suoi film riflettono sull’umanità, il legame con il passato e il rapporto con il presente, con particolare attenzione ai personaggi in equilibrio tra società e marginalità.

Le opere di Pietro Marcello si distinguono per una narrazione frammentata, la capacità di riutilizzare materiali d’archivio e creare un linguaggio cinematografico visionario, in bilico tra documentario e narrazione poetica. Il suo lavoro, profondamente immerso nella memoria storica e nel recupero di mondi perduti, si colloca tra sperimentazione e tradizione, mantenendo un legame vivo con il passato nel contribuire al rinnovamento del cinema d’autore italiano.

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