JOAN BAEZ, I AM NOISE

Let the Music Play al 64° Festival dei Popoli

Dalla voce e i ricordi inediti di Joan Baez in “I Am a Noise” di Miri Navasky, Maeve O'Boyle e Karen O'Connor, alle copertine iconiche degli album rock (Pink Floyd, Led Zeppelin, Wings, Peter Gabriel) create dallo studio Hipgnosis in “Squaring the Circle” di Anton Corbijn, in volo poi da Melpignano a Mosca (con i CCCP – Fedeli alla Linea riuniti per l’occasione) nel folle viaggio che squarciò la cortina di ferro a suon di punk in “Kissing Gorbaciov” di Andrea Paco Mariani e Luigi D’Alife. E ancora, “Pete Doherty: Stranger in My Own Skin” di Katia deVidas, sull’iconoclasta cantante britannico in lotta con il mondo e con se stesso, ripreso dalla sua compagna e regista, e “ANTI-POP”, ritratto di Cosmo, artista sfuggente e fuori dalle logiche mainstream al centro del lavoro realizzato da Jacopo Farina. Ma anche la vita senza filtri tra i pianisti del concorso di musica classica dedicato a Chopin in “Pianoforte” di Jakub Piątek e il Midwest negli anni di Trump al fianco di chi prova a costruirsi il proprio successo in “Caiti Blues” di Justine Harbonnier. 

ll meglio del documentario musicale internazionale in prima visione alla 64° edizione del Festival dei Popoli, il festival internazionale del film documentario, in programma a Firenze dal 4 al 12 novembre presieduto da Vittorio Iervese, per la direzione artistica di Alessandro Stellino e quella organizzativa di Claudia Maci. I 7 film fanno parte della sezione “Let the Music Play” a cura di Emanuele Sacchi.


La 64° edizione del Festival dei Popoli è realizzata con il contributo di Europa Creativa Media, MiC - Direzione Generale Cinema, Regione Toscana, Comune di Firenze, Fondazione Sistema Toscana, Città Metropolitana di Firenze, Fondazione CR Firenze e Publiacqua.

Il Festival dei Popoli fa parte della rassegna “50 Giorni di Cinema a Firenze”. La “50 Giorni di Cinema a Firenze” è parte del Progetto Triennale Cinema, sostenuto dal Ministero del Turismo, dalle istituzioni locali e realizzato grazie al Protocollo d’Intesa tra Comune di Firenze, Regione Toscana e Fondazione Sistema Toscana, Fondazione CR Firenze, Camera di Commercio di Firenze.

Un film di Jacopo Farina (Italia | 2023 | 55 min)

Ivrea e le sue rossi torri, luogo del carnevale più violento e folle di ogni Halloween immaginabile, incombono sul racconto autobiografico di Marco Jacopo Bianchi, in arte Cosmo. ANTI-POP ci parla di un ragazzo emerso dalla provincia di un Piemonte Paranoico per abbracciare la musica. Gli inizi indie rock di Cosmo e delle sue band, Mélange e Drink to Me, sembrano una conseguenza inevitabile di quel luogo e di quegli umori, l’espressione di un desiderio di fuga e di ammazzare la noia. Con un pizzico di sana arroganza, con la voglia di raccontare la luce alla fine del tunnel della gavetta e di condividerla con il mondo. Non c’è niente di banale nella storia di Cosmo, perché a guidarla sono la semplicità e l’amore per l’aneddoto. E nella strampalata famiglia del nostro, tipica dimostrazione che la normalità semplicemente non esiste, di aneddoti e curiosità ce ne sono in abbondanza. Per capire cosa significhi il concetto in senso lato di indie, e se ancora significhi qualcosa, occorre passare di qua. (e.s.)

Un film di Justine Harbonnier (Francia, Canada | 2023 | 84 min)

Come tanti ragazzi, anche Caiti Lord ha un sogno. Per perseguirlo si sposta a Ovest, direzione San Francisco, finché i soldi finiscono, all’altezza di Madrid, New Mexico. Una sosta temporanea, si dice lei, giusto per sbarcare il lunario. Poi il tempo passa e la California assomiglia sempre più alla velleitaria aspirazione di una ragazza che non ce l’ha fatta. Il sogno americano, e la mentalità individualista che lo alimenta, presentano un conto salato a chi non ce la fa, per mancanza di denaro o perché non rispetta canoni estetici sempre più irreali. La regia di Justine Harbonnier si concentra sul punto in cui consapevolezza e disillusione si incontrano, mostrando che oggi vivere di arte è una faccenda per pochi privilegiati. Il “blues” di Caiti diventa così intenso e vissuto, mentre ne scrutiamo la quotidianità, malinconica e rassegnata. In sottofondo, intanto, scorre la quotidianità d’America dell’era-Trump e del mancato impeachment, esemplificativo dello stato di abbrutimento e di quieta disperazione di un intero Paese. (e.s.)

Un film di Miri Navasky, Maeve O'Boyle, Karen O’Connor (U.S.A. | 2023 | 113 min)

In splendida forma a 82 anni, Joan Baez trova il coraggio di guardarsi alle spalle e di rivelare, di fronte alla macchina da presa, come abbia conciliato l’immagine pubblica di cantautrice simbolo della controcultura con una dimensione privata carica di dolore e traumi familiari mai sopiti. Una verità non raccontata, forse perché nessuno aveva dimostrato di meritare di ascoltarla. In parte biografia inconsueta, in parte diario segreto, quello costruito dall’amica di Baez Karen O’Connor, insieme a Miri Navasky e Maeve O’Boyle, è un ritratto intimo che mescola più registri per condurre all’universo di un’artista amata e celebrata universalmente ma mai compresa fino in fondo. Troppo a lungo trasformata in santino dell’impegno politico, di Baez si sono sempre trascurati i lati oscuri. Inevitabile anche un accenno alla sua liaison con Bob Dylan: Joan gli dedica poche e importanti parole, che hanno il peso delle pietre (rotolanti?). (e.s.)

Un film di Andrea Paco Mariani, Luigi D'Alife (Italia | 2023 | 97 min)

CCCP in the USSR. Si potrebbe sintetizzare così la portata storica di Kissing Gorbaciov, documento di una stagione folle della musica italiana. Negli anni ‘80, che in superficie significavano edonismo e reaganiano, scorrevano fiumi di creatività controcorrente: una band, quella di Ferretti e Zamboni, di Annarella e di Fatur, che inneggiava a una Unione Sovietica dell’anima, a un ideale scisso dalla realtà. Il documentario di Mariani e D’Alife racconta di uno scambio culturale impossibile, tra Puglia e Russia, del viaggio di CCCP e Litfiba nel cuore di un Paese allo sbando, smarrito tra crisi e volontà tardiva di un cambiamento. Sono gli anni della Perestrojka e dell’ennesima illusione destinata a infrangersi. Ma per un breve e pazzo momento, quando i CCCP sconcertano, tutto sembra essere al posto giusto. Ritrovare Ferretti e soci insieme a raccontare quell’epoca, è qualcosa che va al di là della semplice testimonianza: è la scheggia di un futuro passato mai realizzato ma che ancora può rivelarci molto. (e.s.)

Un film di Katia deVidas (Gran Bretagna, Francia | 2023 | 93 min)

Potrebbe essere la tipica storia di ascesa e caduta, di sessodrogarocknroll, di canto del cigno del rock, altezzoso e parossistico come lo sono tutti gli ultimi rampolli di una dinastia morente. Ma il punto di osservazione del documentario è quello privilegiato della regista e musicista Katia de Vidas, che ha dapprima filmato e seguito Pete per poi divenirne la compagna di vita, aprendo uno squarcio intimo e sincero, di crudo realismo, privato di tutto il chiacchiericcio gossipparo della stampa di ieri e di oggi. Conosciamo così il passato di Pete - un padre militare - e il suo impatto su un giovane che sceglie di vivere in un mondo di fantasia e di rifiutare la realtà. Più di 200 ore di materiale, raccolte lungo un arco decennale, si aprono come un diario, rivelando come arroganza e fragilità possano procedere mano nella mano, in un’epoca tragicamente bipolare che trova in Doherty un credibile emissario. E forse qualcosa che assomigli da vicino a un martire. (e.s.)

Un film di Jakub Piątek (Polonia | 2023 | 89 min)

Dal 1927, ogni cinque anni, a Varsavia va in scena la International Chopin Piano Competition: una delle più prestigiose competizioni pianistiche del mondo in cui giovani talenti si esibiscono, su partiture di Chopin, in prove sempre più ardue per cercare di ottenere l’ambito riconoscimento. La macchina da presa di Jakub Piątek sceglie alcuni partecipanti e li osserva da vicino, alle prese con l’ansia da prestazione, i ritmi impossibili della competizione, il fardello di dover riuscire a ogni costo. Chi deve interagire con una tutrice severa fino alla crudeltà, chi ha alle spalle una famiglia ingombrante, chi sente su di sé la responsabilità di un’intera nazione. Pochi arriveranno fino in fondo, ma a interessare è soprattutto il percorso, con le sue deviazioni inaspettate e sorprendenti. Merito di un pregevole lavoro in sede di montaggio, capace di costruire una narrazione emozionale senza mai smarrire la verità di parole e immagini e facendo a meno di artifici e colpi di scena astutamente congegnati, laddove la realtà è in grado di scrivere da sé la sceneggiatura perfetta. (e.s.)

Un film di Anton Corbijn (Regno Unito | 2022 | 97 min)

La copertina di un prodotto discografico come forma d’arte. C’era un tempo in cui l’attesa di un nuovo album di Pink Floyd o Led Zeppelin non riguardava solo il contenuto ma anche il contenitore, per la curiosità di vedere cosa avrebbero potuto inventarsi quei geniacci dello studio Hipgnosis. Di Storm Thorgerson e Aubrey Powell veniamo a conoscere la nascita spontanea di uno scherzo avantgarde da studenti d’arte trasformatosi in fenomeno che segna il decennio dei ‘70. Attraverso le testimonianze di Roger Waters, Robert Plant, Paul McCartney e altri giganti del rock, Anton Corbijn – negli umili panni del documentarista classico, con solo l’utilizzo del bianco e nero a contraddistinguere il suo celebre tocco – ci racconta lo spirito avventuroso alla base di indimenticabili copertine presenti sugli scaffali di mezzo mondo, da The Dark Side of the Moon a Houses of the Holy. Audaci concept analogici che richiedevano il compimento di vere e proprie missioni e costi elevatissimi a cui guardare con indomito stupore. (e.s.)

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