Omaggio a Pedro Costa
A Pedro Costa, regista portoghese Pardo d’oro a Locarno nel 2019 con il film “Vitalina Varela”, verrà dedicato un omaggio nella 64esima edizione del Festival dei Popoli, il festival internazionale del film documentario, in programma a Firenze dal 4 al 12 novembre. La manifestazione – presieduta da Vittorio Iervese, per la direzione artistica di Alessandro Stellino e quella organizzativa di Claudia Maci - presenta il meglio del cinema documentario mondiale in un programma accompagnato da numerosi ospiti internazionali e nazionali.
Pedro Costa, portoghese classe 1959, che terrà una masterclass aperta al pubblico del festival, è uno dei principali registi del cinema d’autore contemporaneo. Con il suo stile unico, caratterizzato da trame asciutte e da uno sguardo documentaristico, descrive con acutezza e profonda umanità scenari di degrado sociale e urbano proprie del quartiere di Fontainhas, fatiscente quartiere periferico di Lisbona di cui racconta la popolazione. E lo fa con toni mistici e misterici, dolenti e rigorosi.
Con l’ultimo film “Vitalina Varela” (2019) ha vinto il Pardo d'oro al Locarno Film festival. Vitalina, nome dell’attrice e protagonista, donna di 55 anni di Capo Verde, torna in Portogallo per tentare di rifarsi una vita dopo la morte del marito. Sempre un capoverdiano, Ventura, manovale in pensione, è al centro del suo penultimo film, “Cavalho Dinheiro”, Pardo d’argento a Locarno nel 2014: storia di un immigrato nella periferia di Lisbona, nei momenti appena successiva la rivoluzione dei Garofani che ha rovesciato la dittatura di Salazar. Gli inizi di Costa, dopo gli studi di storia all'Università di Lisbona, passano dai corsi della Escola Superior de Teatro e cinema. Ha girato il suo primo lungometraggio nel 1989, “O Sangue”, cui hanno fatto seguito “Casa de Lava” (1995), “Ossos” (1997), il fondamentale “No Quarto da Vanda” (2000) e “Juventude em marcha” (2006), opere rivoluzionarie nel contesto del cinema d’autore a cavallo tra i sue secoli.
“Pedro Costa è uno dei registi più rilevanti dell’ultimo trentennio, un autore imprescindibile del cinema contemporaneo” - ha spiegato il direttore artistico del Festival dei Popoli Alessandro Stellino - con le sue opere fortemente radicate nel reale e allo stesso tempo fortemente immaginifiche, ha saputo coniugare il concetto di classicità proprio dei grandi registi del muto e di coloro che potremmo chiamare ‘scultori dell’inquadratura’, come Dreyer, Ford o Mizogouchi a una visione cupamente pittorica della sorte degli ultimi, protagonisti in prima persona dei suoi film. La rigorosa coerenza della sua opera e il profondo umanesimo del suo approccio ne hanno fatto un cineasta di riferimento per tutti coloro che credono nella possibilità di un altro cinema, coraggioso e maturo, lontano dagli artifici della spettacolarità ma capace di parlare direttamente all’animo e al cuore di tutti”.
La retrospettiva è realizzata col sostegno dell’Ambasciata del Portogallo a Roma e del Camões, I.P.