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MAI - La programmazione va online

Il ciclo di documentari che proponiamo su Più Compagnia a partire dal 14 dicembre (ad accesso gratuito) è parte integrante del programma collaterale del MAI. Museo Antropologico Immaginario, progetto multidisciplinare curato da Valeria D’Ambrosio per Villa Romana a Firenze e realizzato grazie al contributo della Fondazione CR Firenze. Il Festival dei Popoli, partner del progetto, propone una selezione di documentari dall’Archivio connessi ai temi del MAI allo scopo di sviluppare gli spunti di riflessione innescati dalla mostra.

All’interno del MAI si confrontano diverse pratiche che si pongono l’obiettivo di decolonizzare il pensiero e lo sguardo attraverso linguaggi creativi scardinati dalla distanza oggettivante della disciplina scientifica. L’arte contemporanea, l’architettura radicale, la performance e il cinema documentario sono infatti chiamati a ragionare sulla raison d’etre dei musei ento-antropologici nella società contemporanea, ossia sulle dinamiche di rappresentazione delle culture umane non più viste attraverso un filtro essenzialmente eurocentrico e statico, ma cercando di creare delle vere e proprie modalità partecipative e dinamiche di collaborazione per raccontare storie del passato, narrazioni del presente e possibili visioni del futuro.

Per rispondere a questa chiamata, l’Archivio del Festival dei Popoli ha realizzato un programma di titoli di provenienza internazionale che si interrogano sull’esigenza di ripensare al concetto di museo antropologico e si propongono di avvicinare culture e popolazioni che ogni giorno cercano di far dialogare tradizioni antiche con le istanze della contemporaneità.

Lunedì 14 dicembre 2020 – Più Compagnia (clicca per accedere)

(l’evento resterà disponibile per 72 ore – accesso limitato al territorio nazionale) 

I film saranno accompagnati da una presentazione a cura dell’Archivio del Festival dei Popoli

 

Le terrain du peuple, di Anja Göbel
(Germania, 2015, 34’ –  v. o., sottotitoli in inglese)

Il museo nazionale di Ouagadougou, nel Burkina Faso, voluto da Thomas Sankara per la valorizzazione delle culture autoctone del proprio paese, divenuto indipendente, si è andato connotando come punto di convergenza (e di frizione) di problematiche causate da una concezione museale troppo autoritaria. Per erigere il museo, il capo tribù locale è stato privato della sala del trono – un luogo “pubblico”, dove il sovrano incontra il popolo – e lo spazio regale è stato inglobato dal cortile che circonda il museo. Inoltre alcuni tra gli esponenti più in vista della comunità sono contrari al fatto che un oggetto di uso rituale, considerato sacro e “vivente”, finisca sotto una teca di vetro, dove è destinato a “morire”. Avvicinandosi con delicatezza al cuore del problema e senza cercare di risolvere il complesso intrico di contraddizioni, il film propone l’esempio di un museo antropologico nazionale che causa dispiaceri e suscita opposizioni proprio da parte delle culture locali, che il museo stesso si proponeva di celebrare. (A. Lastrucci)

 

Abigail, di Valentina Homen e Isabel Penoni
(Brasile, 2016, 17’ – v.o. portoghese – sottotitoli in inglese)

Tra il 1940 e il 1950 Abigail Lopes partecipò alle spedizioni di Francisco Meireles, noto in Brasile per aver cercato un incontro pacifico con le popolazioni indigene che vivevano isolate. Abigail entrò in contatto con la popolazione Xavantes della Serra do Roncador (nello stato del Mato Grosso), e con loro passò otto anni della sua vita. Il film rievoca l’incontro avvenuto tra le due giovani registe e l’ormai anziana donna, prima della sua morte nel 2011, nella casa colma di ricordi e suggestioni appartenenti ad un passato ricco di incontri e contaminazioni. Lì la ricercatrice è vissuta e ha animato nei decenni numerose discussioni sul legame tra la cultura etnica e le ancestrali religioni afro-brasiliane, di cui divenne adepta.

“Abigail è un film sui nostri ricordi di questo personaggio straordinario, sul nostro incontro con lei, sulla nostra esperienza nella sua casa”. Isabel Penoni (sua è anche la voce narrante) e Valentina Homem realizzano un film sul potere spiritistico della memoria, più che su un ricordo. Un potere che può spaccare luoghi e cose e ritrovare il flusso di un’anima impersonale che agisce nel tempo, nella natura e negli oggetti. (A. Lastrucci)

 

Extremos – Viaje a Karukinka (Extremes – Expedition to Karukinka)
di Federico Molentino e Juan Manuel Ferraro
(Argentina, 2015, 26’ – non parlato)

Siamo nella Terra del Fuoco, arcipelago all’estremità meridionale del continente sudamericano meta ogni anno di numerose crociere turistiche. Immagini di un passato remoto, che mostrano rappresentanti delle popolazioni originarie vestiti e acconciati secondo la tradizione, si sovrappongono al presente. Il suggestivo accostamento illustra un paesaggio violentemente deturpato dallo sfruttamento industriale che si popola, per qualche istante, di presenze fantasmatiche. Questo ‘viaggio agli estremi’ approda infine nei luoghi cui sono stati destinati i discendenti di quei fieri antenati: fabbriche depersonalizzanti che, questo il monito silenzioso proposto dal film, costituiscono il tassello finale di un processo di colonizzazione che non si è mai interrotto. (A. Lastrucci)

 

Modalità di accesso

Tutte le proiezioni sono ad ingresso gratuito sulla piattaforma Più Compagnia.

I film sono in versione originale con sottotitoli in inglese.

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MAI è un progetto di Villa Romana, a cura di Valeria D’Ambrosio, realizzato con il il contributo di Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze con il Patrocinio del Comune di Firenze e di Regione Toscana. Il Dipartimento del SAGAS UniFi è partner scientifico del progetto.

La rassegna cinematografica, curata di Alberto Lastrucci Daniela Colamartini dell’Archivio del Festival dei Popoli, fa parte del progetto per la catalogazione, digitalizzazione e valorizzazione degli archivi Festival dei Popoli e Mediateca Toscana, che vede impegnati Regione Toscana e Soprintendenza Archivistica e Bibliografica della Toscana.

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